Aprile 1863. A Baghdad uomini e donne, giovani e vecchi, di tutte le classi sociali, gremivano il viale che portava alle rive del fiume Tigri per congedarsi da una Persona che era diventata il loro amico, il loro consolatore e la loro guida.
Mirza Husayn-‘Alí, noto come Bahá’u’lláh, era stato esiliato lontano da loro. Eminente seguace del Báb, i cui insegnamenti si erano diffusi in Persia due decenni prima, Egli aveva rinunciato alla vita privilegiata nella quale era nato accettando la prigionia e l’esilio per il resto dei Suoi giorni.
Ma la loro disperazione si sarebbe presto trasformata in speranza. Prima di lasciare il territorio di Baghdad, Bahá’u’lláh annunciò ai Suoi compagni ciò che molti di loro avevano già intuito: Egli era il grande Educatore divino annunciato dal Báb, l’iniziatore di una nuova èra della storia nella quale le tirannie e le ingiustizie del passato avrebbero ceduto il passo a un mondo di pace e di giustizia, la realizzazione del principio dell’unità del genere umano. La “Primavera divina,” Egli proclamò inequivocabilmente, era arrivata.